Borgonovo Capello

Ultima modifica 14 aprile 2017

di Giampaolo Gregori

Non ha trovato sinora prova documentaria l'ipotesi che il nome della località possa derivare da fra Pietro Capello, vescovo di Cremona fra il 1351 ed il 1383. Circa l'antichità del luogo, come osservato in altra parte di questo volume sull'origine dei toponimi, è ovvio rilevare che la denominazione di Borgo Nuovo presuppone, comunque, quella di un Borgo Vecchio.

La citazione più antica del luogo è rappresentata per ora dal Catasto cinquecentesco, dov'era denominato Borgonovo de' Capelli. La copia di un estratto del partitario dell'estimo del 1580, indicava quali proprietari del fondo di Borgonovo i fratelli Giovanni Battista e Ippolito Manna, abitanti a Cremona nella vicinia di S. Nicolò.

Ma è nella misura fatta nel 1614 da Stefano ARisi e Carlo Farina, agrimensori pubblici di Marzalengo, che per la prima volta troviamo citati il "casamento da patrò et da masaro et de bracenti cum ara, orto app. il campo della moia et il campo della Fornace et li casamenti" del podere di Borgonovo Capello, di ragione di Cesare Manna, affittato ai fratelli Gio. Battita, Gio. Antonio e Stefano Adami, che era dell'estensione di circa 841 pt..

Attraverso una premuta stipulata nel 1639, il COllegio della Beata Vergine, che era stato fondato a Cremona nel 1610, dando in cambio al Manna una sua possessione situata nel "luogo del Prato", ricevette il podere di Borgonovo, che fu in seguito ampliato attraverso ulteriori acquisti, effettuati anche per mezzo d'interposta persona, continuati sino al 1731. Nel 1736, in occasione della consegna all'affittuario il poder era di circa 1063 pertiche.

Il casamento di Borgonovo era già all'epoca un grande cascinale con due aie. Nella descrizione di una consegna del 1732 era composto dalla porta da carri, lungo la strada per Marzalengo, "in faccia del luogo da padrone [...] con una ferrata grande a' lunetto murato" e alla destra del quale vi era una bottega da "ferraro", mentre alla sinistra vi era la muraglia di cinta con dietro un pollaio con tre porcili e un altro pollaio e una legnaia; in angolo una casa da bracciante ed ancora il muro di cinta con dietro un pollaio sino ai fabbricati dell'ala nord, costituita da uno stalletto per cavalli e una stalla da buoi e vacche con solaio di travi e sei tratti di fienile di sopra; pollaio e altro pollaio con davanti un portichetto, casa da braccianti o sij casaro, pozzonella corticella, casa da padrone con una camera grande da fuoco - con un camino "con due figure sorpa fatto a stucco con suoi modioni di pietra" - era un camerino dietro, al quale corrispondeva nella corticella un casello cinto di muro attorno con cantinelle inchiodate sopra e sotto e "cigognolo piantato per il zangolo", camera verso monte con soffitto a volta e camino "alla fratesca otturato di pietre vive", bocchirale con loggia davanti e dietro, forno nell'orto in luogo cinto da muro, saletta verso mezzogiorno con soffitto a volta e camino "con suoi modioni e cornici di pietra", camerino a monte con soffitto a volta, camerinetto con solaio di travi, scala di pietra per il piano superiore - in cui erano otto camere e sopra il tetto il "campanile, dove vi è una campanella" -, camera a monte ad uso di casara con soffitto a votla e con camino con telaio di legno cappa e canna di pietra e uno scaffale di legno "per riporvi il formaggio", "casino ultimo del luogo da padrone verso l'ara fatto in ovlto", due polai sotto un'alta barchessa e una casa da bracciante. Qui c'era la porta da carri che immetteva nell'altra corte, dalla cui spalla sud iniziava il muro di cinta alto 5 braccia - con una colombara e un pollaio verso occidente - che raggiungeva una casa da bracciante, pozzo, stalla da buoi con solaio di travi e sopra tre tratti di fienile, un arsenale, altra stalla da buoi "ma ora da cavalli simile alla precedente", altre due case da bracciante, pollaio verso mattina, cinto di muro e cinque altri pollai, forno e porta da carri nel muro di levante, baita da spadolare a sera, presso la bottega da fabbro.

Nella descrizione della cosnegna del 1754, all'angolo sud ovest è indicato un arsenale al posto della casa da bracciante, dietro la stalla è stata costruita una corticella; nel casello oltre al "cignognolo" per la zangola ve n'è ora un altro per la caldera con sua fornasetta; è stata costruita la ghiacciaia; nella casa padronale c'è ora una cantina; nella corte rustica è stato levato l'arsenale, che è stato sostituito da una "caramella" con solaio.

Dalla consegna del 1762 si evince che non esisteva più la seconda corte. Alla destra della porta centrale da carri oltre la bottega da fabbro vuota c'era la baita per spadolare. Nella saletta a destra del bocchirale della casa padronale vi era il "camino con modioni, e cornici di pietre, e sopra a stucco buono", forse quello descritto nel 1632 nella camera grande da fuoco a sinistra. Dopo il barchessone alla destra della casa padronale sei nuove case da bracciante, seguite in un piccolo andito d'angolo, da un forno con a fianco quattro porcili con sopra quattro pollai; vi era poi probabilmetne un muro di cinta con una nuova porta da carri verso mattina con sopra la colombara; un'altra casa da braccianti, e già sul lato sud le stalle da buoi e da cavalli con solai di travi e sopra quattro tratti di fienile con sei tratti di portico davanti, seguite da due tratti di barchessa, e il muro di cinta sino alla porta centrale. Un disegno di porgetto di qualche anno prima, realizzato parte a inchiostro e parte a matita, ben rappresental a vecchia e la nuova situazione della cascina, con alcune annotazioni che spiegano i lavori da esseguirsi. I lavori previsti dal disegno, fra i quali la rettifica del muro alla sinitra della porta centrale, non furono terminati entro il '62. Altre nuove oper e sono indicate infatti nelle consegne successive e specialmente in quella del 1780.

Al centro del lato sud, al posto della porta da carri, vi era adesso una "portina civile"; certametne il bel portalino di stile classico con dipinto sopra l'arco, da un artista di buon livello, l'immagine della Beata Vergine Immacolata, certametne voluta dalle religiose proprietarie. I locali della casa da padrone risultavano invece destinati a vari utilizzi rustici. Negli anni seguenti furono probabilmente terminate le barchesse ai lati della portina centrale, attuando la rettifica del trtto nord ovest della facciata, ma la situazione generale pare permanere inalterata per quasi un secolo, sino alla consegna del podere del 1881, nella quale furono descritte due case "di nuova costruzione" attigue all'andito della porta da carri del lato est, ed un portico in 4 campate nell'ala opposta a ovest. Nella mappa del nuovo catasto (1901) la cascina appariva nella sua morfologia ormai definitiva.

L'ultima intestataria del podere indicata nel vecchio catasto era nel 1895 Camilla Ceriali, certamente madre superiora del Collegio, che nei primi anni del novecento vendette il podere. Nel 1926, infatti, apparteneva a Virgilio Villa, avo degli attuali proprietari, che lo consegnava per la conduzione ai fratelli Carlo e Luigi de Micheli.

La descrizioen di consegna descrive la preseza delle 9 campata di barchessine nel lato sud, tre a sera e sei a mattina della portina centrale. Seguivano verso est la prima casa colonica, seguita dalle stalle con sopra i fienili e il portico verso l'aia. Il lato orientale iniziava con l'androne della porta da carri, seguita da due case coloniche, un altro androne sterrato e altre due case coloniche, altre sette nel lato settentrionale, prima di un portichetto e della casa padronale, alla quale seguivano il grande locale dell'ex casello, un magazzeno, un altro locale seguito da quello della "bucateria e per stufa dell'essicatoio bozzoli, sistema Chiesa", con i già visti locali esterni verso nord. Chiudeva la corte il lato ocidentale con una stalla da manzi con sopra sette campate di fienile, seguite verso mezzogiorno da due case coloniche, tutte con davanti il portico che immetteva all'estremità sud dell'androne della porta da carri principale.

Il cascinale attuale, già descritto in un recetne volume, sufficientemente conservato nei prospetti esterni, ha subito negli ultimi anni dello scorso secolo importanti riforme ai sostegni dei tetti degli edifici perimetrali, dove sono state demolite le vecchie stalle a nord ovest e a sud est. Vi si conservano comunqu ocme costruzioni di notevole interesse le facciate esterne e la casa padronale.


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