Cavallara

Ultima modifica 14 aprile 2017

Documenti ell'XI secolo testimonierebbero l'antichità del luogo, ma per quando riguarda le sue terre, la prima testimonianza constiste nella misurazione effettuata nel 1151 dalle squadre III, V e VI per il catasto detto di Carlo V. In un odcumento del 1618 si accenna al molino Raimondi di Cavallara, e, in effetti, dal libro dello Stato antico [...] / materno de' stabili dell'/illma casa Schin[chin]nelli colle / loro rispettive qualità, / e quantità primogenitali / fedecomissarie, e libere, proveniente dall'antico archivio della famiglia Schinchinelli, redatto nel 1717 da Giuseppe Maria Bresciani, si evince che la possessione di Cavallara era pervenuta a Cesare Schinchinelli grazie ad una permuta stipulata fra lui ed Eliseo Raimondi, al quale aveva ceduto in cambio le terre di Ognissanti e Silvella, ereditate dal padre Oliviero, che le aveva acquisite quali beni dotali alla morte della moglie (e madre di Cesare) Francesca Ponzoni.

Nell'Inventario delle scritture fatto dall'abate D. Angelo Mozzi nel 1711, sono indicati fra gli altri due atti di "ricognizione in padrone" del 1645 relativi alle terre di proprietà di Cesare e Pietro Giovanni Schinchinelli a Ognissanti e Silvella, mentre un atto del 1661 riguarda l'acquisto "delle terre del Farina" in Cavallara. Si può dedurre che l'acquisizione di Cavallara da parte dei feudatari di Casalbuttano sia avvenuta in questo periodo; anzi, forse sin dagli inizi degli anni '50, come sembrano suggerire l'intestazione del libro concernente "li beni di Cavalara qual comincia l'anno 1653", e l'atto di prmuta di una possessione in Casalbuttano, detta la Breda, con alcune terre poste nel territorio di Cavallara stipulato nello stesso anno.

Altre terre si aggiunsero al podere attraverso l'acquisto fatto da Pietro Giovanni Schinchinelli dal Capitolo della collegiata di S. AGata di Cremona nel 1667, che potrebbero essere il Zavatino, St. Agata di sopra e St. Agata di sotto ai quali si accenna in una Misura di terre del 1705.

Nel 1775 il catasto settecentesco intestava a Pietro Giovanni Schinchinelli del fu Alessandro, tutte le case da amssaro esistenti in Cavallara, fra le quali vi era lungo la strada comunale la chiesa dedicata a S. Andrea.

Agli Schinchinelli i beni rimasero sino al 1829, quando pervennero a Giovanni Soresina Vidoni.

I beni rimanenti pervennero invece nel 1877 a Paolo Garavaglia De Soresina, il quale li vendette nel 1882 a Giacomo De Poli, ai cui discendenti ancora appartengono la cascina e il palazzo.

Nella mappa settecentesca, il perimetro del Palazzo di Cavallara, posto sulla riva sinistra della roggia Frata, appare di forma irregolare, quasi trapezoidale, con base minore a sud e quella opposta obliqua e salente da sud ovest a nord est, con la citata ortaglia contigua a tramontana e la strada discendente verso sud collocata più a oriente, vicina alla facciata della chiesa di S. Andrea. Nel disegno, che non rappresenta il sito con la bella definizione di Breda de' Bugni, Marzalengo, Ossalengo o Terramata, non sono evidenziate, né le piante delle due torri angolari del lato sud e del bel palazzo seicentesco, né la regolare forma rettangolare del poticato che chiude i tre lati del cortile, né il ponte sulla roggia Frata di fronte al portone, che si riscontrano invece nella mappa del nuovo catasto (1901), dove compare fra l'altro la strada proveniente da sud spostata al centro della facciata, ma ai lati della quale non vi sono ancora i due "tempietti" di gusto classico oggi esistenti di fronte alel due torri, evidentemente costruiti nel Novecento.

Non è improbabile che all'apportodi significative modifiche nelle strutture possano aver contribuito, nel XIX secolo, sai Giovanni Soresina Vidoni, sia Paolo Garavaglia Soresina, ai quali non è azzardato attribuire le più vigorose riforme approtate anche alla cascina, peraltro già descritta in passato.

Il suo perimetro settecentesco era abbastanza simile a quello del 1901, salvo l'esistenza di due orti nel lato orientale e di due edifici leggermente sporgenti nel lato nord e l'assenza della nuova porpaggine che da nord scende sin quasi a toccare il alto occidentale dei fabbricati che attorniano la corte del palazzo.

Entro fine ottocento fu costruita inoltre la sequela di edifici con la stretta conrticella parallela al lato sud, sulla riva della roggia, a destra dell'ingresso.

Nei dieci anni trascorsi dall'ultima descrizione sono intervenute nuove demolizioni, integrate da barchesse in cemento armato, e deperimenti nei fabbricati della cascina, che hanno reso irrecuperabile l'originario aspetto interno della corte, pur rimanendo quasi inalterata e degna di mantenimento il valore ambientale esterno.


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