Livraschino

Ultima modifica 14 aprile 2017

di Giampaolo Gregori

Nella descrizione dei beni Soresina Vidoni del 1662 fu descritta "la posesione di livras picola" che era dotata d'una "casa da masaro una cosina due camarini una camera una caneva con il suo solaro una stalla una barchesa di due tratti una staletta una casa da bracent forno pozo stalet da cavalli porcilo botega del feraro polaro una casa taco a la con il suo porticho sopra alla stalla et il porticho alla casa del bracent e nella ara di mezo gode detta posesione una casa con una cugina due camarotti con il suo solaro una stalla di due tratti con il suo portico et orto".

Le sue terre erano comprese fra i beni che i Soresina Vidoni avevano acquistato nel corso dei due secoli precedenti nella zona di Livrasco.

Al tempo della rilevazioen catastale del teresiano le case di sua pertinenza non erano esplicitamente collegate al podere, per cui non ès tato possibile individuarle con precisione. COme entità a se stante la possessione piccola ricomparì comunque nella causa intentata nel 1749 dai Soresina Vidoni contro Francesco Tonelli e i suoi figli, fittabili delle loro terre site in Livrasco e Due Miglia, detta la possessione piccola, dell'estensione di circa 581 pt., assieme ad una ortaglia con casa, citata negli anni seguenti in occasione della stipula delle nuove locazioni, sino al 1769.

E' nel 1781, che viene nominata per la prima volta come "possessione piccola, ossia il Livrascino", situata in poca parte nel Due Miglia, quartiere di S. Ambrogio, di pt. 774 ca., con tutte le case, cascine ed edifici esistenti e colle ragioni di cavo e acqua delle seriole Livrasca e Bonetta. L'indicazione degli edifici nel contratto ci segnala che in quell'anno la nuova cascina posta sulla strada che da Livrasco scende a Terramata, era già stata costruita.

O meglio, ne era stata edificata la parte che risulta nella bella mappa del podere disegnata nella seconda metà del XVIII sec., nella quale la pianta della cascina mostra già costruiti gli edifici dei lati nord, est e sud. L'ingresso all'estremità est del lato meridionale, a fianco del quale, a sinistra, c'era un probabile piccolo arsenale e un lungo barchessale di 13 occhi aperto verso la corte, a destra c'era forse una casa, seguita nel lato orientale da un tratto di muro di cinta, un locale doppio, forse una casa da braccianti, e un portico di 6 tratti sostenuto da arnchi a pieno centro antistante la stalla delle vacche, probabilmente quella ancora esistente a doppia lettiera con soffitto di travi e travetti sostenuti da colonne doriche di granito; seguva un altro locale singolo, poi fuori dal portico, una casa da braccianti e ll'estremità nord, la casa del fittabile, seguita verso ovest da una seconda casa da braccianti, due locali singoli ed un altro locale chiuso; infine all'estremità dell'ala settentrionale, la stalla dei cavalli. Ad ovest, verso la strada, una grande ortaglia. Sulla strada di Livrasco, indicata col n. XVIII, vi era disegnata anche la "casa del Ferraro (parte delle case antiche) ed altre tre unite per le quali si paga un particolare affitto", che non esistono più.

Nella mappa dei beni dei Soresina Vidoni degli inizi dell'Ottocento, la cascina risultava già chiusa anche nel lato ovest e circa un secolo dopo, la mappa del nuovo catasto (1901) la presentava chiusa su tutti i lati, con un'appendice esterna all'estremità settentrionale del braccio est, munita di corticella aperta verso sud; il lato est, oltre la porta da carri aperta nella testata, presentava una infilata di portico sostenuta da archi a pieno centro; il lato ovest, con le case dei salariati, inserito fra i due bracci nord e sud, chiudeva completametne la corte.

La cascina, che nel 1877 pervenne a Paolo Garavaglia de Soresina (al quale è dedicata la via che da Livrasco porta a Livraschino), nel 1916 fu intestata a Maria Concetta Mocenigo Soranzo.

Benchè abbia subito alcuni riadattamenti, come l'aggiunta di fronte alla casa del fittabile di un portichetto sostenuto da archi a pieno centro, costruito ad imitazione dei grandi portici posti davanti alle stalle est e nord, e l'apertura di una breccia all'estremità sud ovest, conserva ancora in uno stato apprezzabile i locali dell'edificio sette-ottocentesco.


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